La Chetosi nella bovina da latte: Cause, Sintomi e Soluzioni Nutrizionali

Chetosi Bovina da Latte
La chetosi nelle bovine da latte compromette salute e resa produttiva. Sintomi come calo del latte e perdita di peso derivano da un deficit energetico. Scopri le migliori strategie nutrizionali e gestionali per prevenire la chetosi e ottimizzare la produttività del tuo allevamento!
Indice

La chetosi rappresenta una delle principali disfunzioni metaboliche che colpiscono le bovine da latte, con un forte impatto negativo sulla produzione di latte e sulla salute generale degli animali. Questa condizione, tipica delle prime settimane di lattazione, è legata al bilancio energetico negativo (NEBAL) che si verifica quando l’energia necessaria supera quella disponibile attraverso l’alimentazione. Scopriamo di più su cause, sintomi e strategie di prevenzione e gestione.

Cause della chetosi nelle bovine da latte

Durante il periodo di transizione e il post-parto, le bovine necessitano di una quantità di energia significativamente maggiore per supportare la produzione di latte. Se l’assunzione di alimenti è insufficiente, l’animale attinge alle proprie riserve corporee per compensare il deficit energetico. Questo può essere causato da fattori come:


• Ridotta capacità di ingestione dovuta a limitazioni fisiologiche;
• Condizioni ambientali sfavorevoli (sovraffollamento, stress da caldo);
• Dieta poco appetibile o non bilanciata;

Questo processo genera un aumento di acidi grassi non esterificati (NEFA) nel sangue, che il fegato converte in corpi chetonici quando il metabolismo del glucosio non è sufficiente.
I corpi chetonici – acetoacetato, acetone e β-idrossibutirrato (BHBA) – si accumulano in eccesso, causando squilibri metabolici con conseguenze gravi per la salute.

Sintomi della Chetosi

La chetosi si manifesta in due forme principali:

1. Chetosi Clinica

• Calo netto della produzione di latte;
• Perdita di peso evidente;
• Riduzione dell’appetito, con rifiuto dei concentrati;
• Depressione (orecchie basse, movimenti lenti);
• Presenza di un caratteristico odore di acetone nel respiro.

2. Chetosi Subclinica

• Più difficile da diagnosticare, richiede analisi biochimiche del sangue, latte o urine.
• Valori di BHBA nel sangue superiori a 1,2 mmol/L indicano una condizione subclinica.


La chetosi compromette anche il sistema immunitario, aumentando il rischio di altre patologie come mastite, metrite e ritenzione di placenta.

Prevenzione e gestione della chetosi

La prevenzione della chetosi inizia con una corretta gestione nutrizionale e ambientale, specialmente durante la fase di asciutta e il periodo di transizione. Ecco alcune strategie efficaci:

1. Nutrizione ottimale in asciutta

  • Massimizzare l’ingestione di sostanza secca (SS): razioni appetibili ed equilibrate, con fibra altamente digeribile.
  • Apporto proteico: incrementare le proteine nella fase finale di asciutta (Close-up).
  • Ammidi: stimolano la produzione di insulina e supportano la gluconeogenesi.
  • Integrazione mineral-vitaminica: cobalto, niacina, colina e metionina aiutano a prevenire dismetabolie e promuovono la salute epatica.

2. Gestione Post-Parto

  • Creare un gruppo di bovine “freschissime” (0-20 giorni post-parto) per monitorare meglio alimentazione e trattamenti.
  • Limitare la perdita di peso corporeo a 42-56 kg per ridurre la mobilizzazione delle riserve adipose.

3. Interventi Terapeutici

  • Glicole propilenico (500-1000 g/capo) e propionato di calcio o sodio (100-125 g/capo) per ripristinare i livelli di glucosio.
  • Niacina (6-12 g/capo) e colina rumino-protetta (20-30 g/capo) per sostenere il metabolismo lipidico.
  • Nei casi clinici, somministrazione di glucosio per via endovenosa.

Conclusioni

La chetosi è una condizione che può essere prevenuta e gestita attraverso una corretta nutrizione e buone pratiche di gestione. Interventi mirati durante la fase di asciutta e post-parto, insieme al monitoraggio costante, possono ridurre significativamente l’incidenza della malattia e migliorare la redditività dell’allevamento.

 

Per approfondire ulteriormente leggi l’articolo completo del dottor Alessandro Perozzi!

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